Divisione ereditaria tra Anna Maria, zia paterna, e Bartolomeo, nipote, Comerro
- 7 maggio 1686
- Note
- Indizione nona
Numerazione definitiva
- Prefisso
- Igor
- Numero definitivo
- 5
Contenuto
- E' l'ultimo documento del '600. Si tratta di uno strumento di divisione che non poteva essere compilato dal solo notaio poiché intervengono elementi dispositivi che solo un giudice poteva stabilire. La divisione, piuttosto complessa, tramite successione ereditaria coinvolse anche periti di parte. Il giudicante era Gio. Felice Antoniotti di Tollegno, giudice per conto dei Bertodano sul loro feudo, che emise giudizio civile nel palazzo dei nobili in Biella. Da segnalare che il notaio, richiesto per trarre strumento dal dispositivo giuridico, era Carlo Giuseppe Andreis segretario in quell'epoca della comunità di Tollegno (vedi catasto Gambarova).
La questione origina dai coniugi Comerro, Bartolomeo e Comina, che ebbero tre figli, Giovanni, Gio. Batta e Carlo, e due figlie, Anna Maria e Catta. Tra questi eredi avrebbe dovuto dividersi l’eredità dei genitori ma dopo la morte del padre Bartolomeo erano mancati in età infantile tanto Carlo quanto Gio. Batta. Rimanevano il primogenito Giovanni col figlioletto Bartolomeo e Anna Maria; Catta era andata sposa di Gio. Batta Costa ed aveva ricevuto la sua dote dal fratello Giovanni secondo l’usanza. La madre vedova di Bartolomeo Comerro, Comina Germanetto, si trovava nella posizione di usufruttuaria e come tale esclusa di fatto dalla divisione ereditaria in senso proprio dei beni del defunto. La situazione si complica maggiormente con la dipartita proprio di Giovanni che lasciò Bartolomeo nella condizione di spartirsi con la zia Anna Maria quanto il nonno omonimo aveva trasmesso “ab intestato”, cioè senza divisioni prefissate. Il giudice per dipanare la matassa ragionò così: suddivise in 7 parti l’eredità ovvero, partendo dal vecchio Bartolomeo, una per ciascuno dei 5 figli, una per la moglie Comina (simbolica) ed una per il nipote. Dispose quindi che il nipote Bartolomeo ricevesse innanzitutto due settimi, il ‘suo’ e quello della madre, mentre per i restanti 5 settimi si sarebbe proceduto ad una ulteriore scissione questa volta con la zia. A seguire la spartizione ci furono i signori Germano Antonietto e Giacomo Millana di Tollegno definiti “comuni amici, et parenti, et dalle parti elletti, come pratici, et informati di detta heredità, e beni”. L’equa divisione includeva naturalmente anche gli eventuali debiti ed alla fine risultò strutturata come segue.
A Bartolomeo, oltre ai due settimi iniziali, toccò la metà dei rimanenti cinque settimi dei beni. Complessivamente detti beni consistevano nelle tre travate a sud della casa avita inistenti su un non meglio identificato “esito dei Comerro”: purtroppo nello strumento non ci sono altre coerenze se non quella con Gio. Simone Giordanetto che comunque non aiuta ad identifcarne la posizione nel paese. Alle tre travate si aggiunsero una porzione della corte, dell’orto e del “chioso” adiacenti per totali ventiquattro tavole. Tra i terreni sparsi per il territorio comunale il giovane Bartolomeo ereditò tre campi coltivati (ottantasette tavole in tutto) ottimamente accessibili per essere vicini al centro del paese e confinanti con strade pubbliche, un castagneto “al Ronco, et Renga" (attuale Ronco Tonone) da una giornata e tre tavole confinante con terreni delle monache di Andorno, la gran parte di un bosco misto “Allorio" (cioè allo “Orio”, ovvero dietro il Ciarei) e, ad esso confinante, un gorgo alla “Farinenta”, ossia al mulino.
Alla zia Anna Maria rimasero i due settimi e mezzo dell’eredità, cioè: la quarta travata della casa, quella a nord, e una parte delle adiacenze inclusa una “cassina”, cioè una sorta di rustico. Ben meno comode le pezze per la signora: tre prati di cui due nell’odierna zona Filatura (il primo al “Mortuzzo” di dodici tavole confinava con terreni dei “Reverendi Padri” di San Pietro di Biella), un campo ed un canepale piuttosto piccoli, il resto del bosco misto andato al nipote e un altro prato incolto posto al “Ronco Prato al Castagneto" (attuale Ronco Tonone) del quale si dice che fosse del fu Cassiano Coppa. Come detto la vedova Comina non partecipò alla divisione in quanto usufruttuaria ma il suo peso nello strumento fu considerevole in quanto il suo ruolo era quello di tutrice (secondo lo strumento di tutela rogato Andreis del 16 febbraio 1686) del nipote Bartolomeo “Juniore” che si trovava appunto in età inferiore. Tutte le pezze descritte compaiono con una superficie che nasceva dalla consegna dei possessori e come tale va intesa a corpo, non a misura. Ben lo sapevano le parti in causa che per evitare spiacevoli errori, nel clima amichevole ma guardingo di tutte le divisioni ereditarie, vollero inserire nella sentenza-strumento anche dei “testimoniali” ossia delle perizie giurate rilasciate da ‘esperti’ di parte qui indicati come “arbitri divisori”. Per il giovane Bartolomeo si proposero Gio. Batta Costa, marito della zia paterna Catta, e Germano Germanetto, nonno materno (evidentemente il defunto padre Giovanni aveva sposato una Germanetto, come sua madre). La zia Anna Maria poteva invece contare sul già menzionato Germano Antonietto e su Gio. Pietro Comerro. Ottenuta anche la rassicurante perizia di persone informate ma neutrali le parti ricevettero il “giudicial decreto” che il messer Gio. Felice Antoniotti pronunciò “sedendo il medemmo Signor Giudice sopra una cadrega di corame rosso munita”. Tutta questa pompa annunciava ulteriori disposizioni giudiziarie per le parti che l’amministratore della giustizia civile a nome dei conti Bertodano condensò obbligando che “a spese comuni si debba far una muraglia divisoria nella corte, et portico et di sopra sino al coperto fra un mese prossimo per distintione di dette parti”. Alla zia, al nipote o agli eventuali aventi causa non sarebbe stato altresì consentito di “piantare alcuna sorte d’arbori eccetto le viti in loro confinio, salvo distante un trabucco da medemmi confini”. Queste ultime clausole riguardavano esplicitamente la casa e la corte che “a massa” sarebbero state comuni.
Note
- Carlo Giuseppe Andreis "Nodaro e Procurator Collegiato della presente Città", segretario comunale e tabellione di fiducia del tribunale dei Bertodano