"Giò" Craveia acquista da Giuseppe Ferro due terreni siti in Tollegno
- 21 dicembre 1766
- Note
- Indizione quattordicesima
Numerazione definitiva
- Prefisso
- Igor
- Numero definitivo
- 11
Contenuto
Questo documento, di per se stesso assolutamente non rilevante per contenuti e per strutturazione, introduce nella miscellanea alcuni elementi formali di novità. Prima di tutto la firma accanto al bollo della Gabella (non ne conosco esattamente il significato ma credo si tratti del visto di qualche funzionario all'apposizione del bollo medesimo per evitare contraffazioni) e poi la comparsa sul verso del tariffario del notaio.
Interessante è notare come il venditore dei terreni posti a Tollegno non fosse residente in paese ma dimorasse in città (al pari del notaio che dichiara di abitare al Piano, quartiere di Santo Stefano). Giuseppe fu Francesco Ferro non aveva evidentemente la possibilità di occuparsi dei due terreni che tra l'altro erano notoriamente infecondi. Si fa riferimento a due pezze definite "gerbido, e barazzina, e di niun reddito, ne valore" poste a Tollegno. La prima al “Ronco” al confine con Sagliano. La seconda al “Salvei” confinante con la strada. Di queste due pezze non viene indicata l'estensione perché vendute a corpo e non a misura. Tali pezze facevano parte di quella parte del territorio che poteva essere tassata dal comune cioè si tratta di beni 'tagliabili', ancorchè a quanto riferito nell'atto del tutto improduttive. La taglia era quella tassa estemporanea che con validità esclusivamente annuale veniva imposta dal comune. Il valore delle pezze e il loro reddito non giustificavano il pagamento di detto onere e così il proprietario decise di disfarsene. Con quello che comicia a delinearsi come uno stile d'affari il giovane Giovanni Craveia coglie il business e si accaparra i terreni.
Credo che la relativa distanza dall'abitato (entrambe si trovavano a nord e nord-ovest del paese ad almeno un kilometro buono) e la conclamata improduttività fecero si che il prezzo fosse assolutamente vantaggioso per l'acquirente che doveva aver messo in conto che d'allora in poi avrebbe ereditato la caratteristica di tagliabilità dei beni. Il fatto che si trattasse di immobili poco appetibili è dimostrato dal fatto che il Ferro dovette fare diverse "delligenze" (nel senso di diligenti ricerche o comunque pubblicazioni d'intento riguardo alla vendita, cioè avvisi d'asta) senza trovare nessuno disposto a comprarglieli se non il Craveia. Al suo prezzo ovviamente: 7 lire e mezza, oltre ai già citati "carichi annuali che avranno da detta Comunità imposti", cioè la taglia. Da segnalare infine il riferimento indiretto al catasto quando si dice che le pezze erano "allibrate à luoro colonna", cioè caricate al proprietario Ferro e per poi essere 'trasportate' a quello nuovo.
Note
- Giuseppe Barile di Tollegno. In questo atto compare il suo tariffario. Inoltre viene specificato che detto notaio abitava a Biella Piano (quartiere di Santo Stefano) e non Tollegno dove aveva solo uno studio (non è chiaro se fosse da sempre così o se si fosse trasferito da poco). Suo quinto strumento. Il notaio e segretario non poteva privarsi dei proventi dell'attività "paesana" pur dimorando a Biella (tra l'atro era segretario della comunità di Tollegno). Notaio non immune da grossi errori di trascrizione dalla minuta.