Gio. Craveia acquista un terreno da Pietro Livorno
- 2 novembre 1772
Numerazione definitiva
- Prefisso
- Igor
- Numero definitivo
- 15
Contenuto
Dal punto di vista del contenuto nulla da segnalare: una comune compravendita di un terreno discretamente esteso. Cosa poteva ricavarci Gio. Craveia sborsando 35 lire da quasi un km quadrato di prato in regione Valdistono? Non era certo vicino al paese, anche se confinava con la strada (probabilmente quella per il Carameletto) e, come sempre, con lo stesso acquirente. Credo, più che non per il pascolo o per l'eventuale fienagione, che un acquisto del genere fosse semplicemente un investimento, l'acquisizione di un elemento di scambio.
Nello strumento, il primo senza indizione, si fa esplicito riferimento all'assenza della mappa del territorio, come motivazione del fatto che la pezza in oggetto non viene indicata con il suo numero di particella. Da notare che mancava la mappa, certo, ma un catasto avrebbe dovuto esserci. Eppure l'affermazione del notaio è precisa e riguarda la rappresentazione cartografica del territorio: la mappa era sinonimo di numerazione delle pezze, cioè significava in senso tecnico-amministrativo la colonna portante di una catastazione intelligente, quando non catasto di per sé.
Nella parte dedicata al ruolo del notaio si nota una leggera diversità rispetto ai canoni soliti, e specificatamente nel passaggio dove si legge "dichiarando esse parti haver ricevuto fede Autentica del contenuto del presente per quella consegnare all'insinuazione". Va detto infine che la minuta fu opera del figlio Francesco (come anche la presente levata) del vecchio Giuseppe Barile, in questo caso all'ultima apparizione, e che la copia di pertinenza del Craveia venne rilasciata dal notaio più di quattro mesi dopo il rogito. Ancora un paio di osservazioni sul notaio: Giuseppe Barile (o meglio il figlio scrivano) dice di rogare nella sua casa di abitazione in Tollegno; che sia tornato in paese, dove ebbe sempre uno studio, in vecchiaia dopo aver risieduto in città? E detto notaio in questo atto fa svolgere al suo "signor" figlio Francesco contemporaneamente i ruoli di scrivano e di testimone.
Note
- Questo è l'ultimo degli atti rogati a Giuseppe Barile che non doveva più essere molto giovane. Prova ne è che non è lui a scrivere la minuta e nemmeno a stendere la levata, significativamente rilasciata dopo più di quattro mesi dallo strumento. Il vecchio notaio ritorna in paese dopo la residenza cittadina per morire tranquillo trasmettendo il suo sapere al figlio Francesco che a quanto pare non percorse le orme del padre.