Nota dei beni immobili di Alessandro Passerana
- 26 aprile 1792
Numerazione definitiva
- Prefisso
- Igor
- Numero definitivo
- 17
Contenuto
Quando Stefano Benigno Bussetti “Reggio Misuratore, e Geometra” concluse il catasto e la mappa di Tollegno Alessandro fu Giuseppe Passerana gli commissionò la realizzazione del presente elenco descrittivo dei suoi beni immobili. Non credo che si trattò di un'iniziativa unica in paese (ad esempio basta citare il cabreo parrocchiale) e senz'altro a darle vita fu l'intenzione di avere un quadro di fatto attendibile dei propri beni immobili alla luce della nuova rappresentazione del territorio e della conseguente maggiore precisione fiscale.
Ci vollero 8 giorni al geometra per compilare l'elenco (la domanda gli fu inoltrata il 18 aprile) che risulta uno strumento notevole per una società totalmente agricola e quindi fortemente connotata dal mercato immobiliare. Inoltre appare come un mezzo di tutela valido in assoluto (il bollo lo rendeva un atto ufficiale a tutti gli effetti, degno di pubblica fede) per evidenziare le incombenze fiscali e le immunità del particolare. Nell'ottica storica è un documento importante per rendersi conto di come era strutturata la disponibilità terriera di quello che doveva essere un piccolo benestante.
Tutti gli immobili, o in buona parte, vennero trasmessi da Alessandro Passerana (che ne aveva acquisiti alcuni per via dotale) alla figlia Maria che sposò Bartolomeo figlio di Gio. Inoltre vi furono delle eredità lasciate dalla moglie di Alessandro, Elisabetta Ravetto, al nipote Craveia. Ecco perché questo documento si trova nella miscellanea: fino agli anni ’40 dell’Ottocento (vedi doc. n° 419 questo fascicoletto doveva rappresentare il testimone di derivazione di possesso di non poche tavole di terreni. Senza contare le case: una in particolare rimase protagonista per un paio di generazioni di Craveia, cioè quella indicata al mappale 2200. Lì visse Alessandro Craveia, che probabilmente vi nacque nel 1796.
Uno studio appena approfondito del documento dal punto di vista catastale e territoriale aiuta a tracciare uno schema dove si evidenzia la presenza di masse e di tipologie di colture piuttosto che di altre e la loro interrelazione nel contesto dell'economia famigliare del tempo. Inoltre, sotto l’ottica fiscale, si nota l’incidenza della "tagliabilità", cioè della tassabilità dei beni, e dell’immunità.
Il calcolo per la riscossione delle taglie è strettamente connesso alla stima del valore catastale (non commerciale) dell'immobile: il bene veniva misurato e detta misura veniva moltiplicata per un coefficiente derivato dalla “valba” in cui era situato. Il prodotto, ”estimo”, rappresentava quella che oggi è la rendita catastale che nel caso del Passerana, su 6 giornate e mezza circa di terreno, ammontava a poco meno di 56 £ e mezza. Un ulteriore indicatore era il “registro” che era ricavato dal prodotto tra un altro coefficiente (molto più ridotto) relativo alla “valba” di appartenenza (nel presente atto non è indicato il dettaglio per ogni singola pezza ma soltanto il totale ricavato dal catasto). Il “registro” complessivo era una cifra di riferimento per la tassazione da cui erano defalcate le immunità.
Su circa 3 soldi di “registro” Alessandro Passerana era esente da taglie per poco più di un denaro (1/12 di soldo), cioè il computo relativo alle case situate al cantone del “Pozzo” (mappali 1427, 1826 e 2200). Il rimanente veniva utilizzato come moltiplicatore per le taglie ossia per ogni soldo di “registro” si applicava una quota variabile, indicizzabile, nel tempo (vedi doc. n° 41). In effetti pare molto più importante il secondo parametro che non il primo ai fini fiscali. L'”estimo”, con i suoi coefficienti per “valba” risalenti al secolo precedente, indicava in ordine qualitativo il rendimento di ogni singolo terreno. L’”estimo” doveva rappresentare in modo piuttosto impreciso il frutto economico di una pezza non tenendo conto della sua coltura: è pur vero che la frammentazione in tante "valbe" (e relativi coefficienti) poteva in un certo senso correggere il tiro ma era possibile il verificarsi di errori notevoli. Credo che il discorso delle “valbe” influenzasse non poco il valore commerciale delle pezze e anche il discorso della taglia doveva avere il suo peso in relazione alla resa del terreno (vedi doc. n° 11 VERIFICA E CONFERMA
Non trattandosi di una compravendita ma di una 'visura' catastale il documento si riferisce a parecchi beni immobili distribuiti omogeneamente su tutto il territorio di Tollegno. Il computo totale delle proprietà di Alessandro Passerana ammontava precisamente a 6 giornate, 43 tavole e 9 piedi, cioè circa 23000 mq. Il Passerana possedeva, come detto, tre case immuni nel cantone del “Pozzo” ed una trentina di pezze di varia coltura descritti dal Bussetti secondo il progressivo numerico della particola catastale.
E’ utile a questo punto riassumere e schematizzare un discorso altrimenti lungo e complesso sulle proprietà del Passerana e sulle loro rispettive caratteristiche.
Tipologia di coltura Estensione in tavole N° pezze % Rappresentata
Bosco 194 8 30
Prato 140 7 21
Campo 128 6 18,7
Castagneto 104 1 16,8
Vigna 65 4 10,2
Orto 2 1 0,32
Maceratoio 1 1 0,16
Immunità (Case e corti) 11 3 1,7
Lo specchietto desunto dalla “Nota” evidenzia alcuni concetti fondamentali: innanzitutto il “castagnetto” non è semplice bosco: il primo era un elemento di maggior importanza, di maggior resa, era una ‘coltivazione’ in toto e non una fonte di sostentamento spontanea. Il bosco ceduo, misto, era quasi esclusivamente inteso come deposito vivente di legname. Inoltre il campo non va confuso con l’orto e già allora si sottolineava una netta differenziazione di coltura, di estensione e di ubicazione: i campi si trovavano un po’ ovunque a sud dell’abitato o presso l’attuale cimitero, erano generalmente estesi in lunghezza, a striscia, e accoglievano cereali poveri, legumi o canapa. Gli orti, chiamati anche “chiosi”, erano fazzoletti di terra all’ombra delle case nel paese in quanto elemento costituente il tessuto urbano, accoglievano colture di maggior pregio, come gli alberi da frutta, e spesso si integravano con la corte o con l’abitazione medesima. Diversa però dall’orto era considerata la vigna, più spesso associata al campo in quanto coltivazione particolare univoca estensiva.
Nello specifico di Alessandro Passerana si nota come proprio il bosco ceduo abbia un’ampia maggioranza relativa rispetto alla superficie posseduta. Il legname era comunque un’ottima fonte di reddito anche se è difficile pensare a grandi concentrazioni di alberi ad alto fusto che vengono in effetti testimoniati non diffusissimi nei decenni appena precedenti al lavoro del Bussetti (vedi la relazione alla Intendenza del segretario comunale Barile del 1753): probabilmente i boschi del Passerana, che si trovassero allo “Orio” o alla “Ferrera”, erano composti da piccole querce e da betulle. Per i castagni le cose sono invece diverse: un unico grande appezzamento posto allo “Orio di Serra” esteso più di una giornata che rappresenta da solo poco meno di un sesto dell’intero capitale immobiliare. La descrizione delle abitazioni non ci trasmette la presenza di stalle ma è probabile che il Passerana allevasse qualche bovino: le 140 giornate di prato potrebbero giustificarsi anche solo per l’introito derivato dalla vendita del fieno ma credo che almeno un paio di mucche venissero sfamate con l’erba prodotta dalla seconda voce per superficie del totale delle proprietà. Per quanto riguarda i campi in questo caso si adattano le linee generali: una buona estensione, una dislocazione omogenea nella parte meridionale del paese; due note su questo tipo di coltura: è pressoché certo che Alessandro Passerana tenesse qualche pezza a canepale visto che possedeva anche un “gorgo”, ovvero un maceratoio, in regione “Pera”, inoltre, particolare non certo frequente, uno dei sei campi, quello al “Mortuzzo”, si trovava a ridosso del torrente Cervo, tanto a ridosso che quattro delle 13 tavole della pezza erano di “roccanuda” e di conseguenza infruttuose e dunque né stimate né registrate.
Il Passerana coltivava anche un orto, appena due tavole alla “Costa”, che viene indicato, come detto sopra, separatamente rispetto ai campi: questo piccolo lembo di terra confinava con una delle tre case di proprietà. Nei pressi del paese si trovava concentrata anche l’ultima, ma sicuramente importante, voce di reddito, la vigna: 65 tavole suddivise in quattro pezze.
Le immunità rappresentano una percentuale esigua ma sono significative in un orientamento fiscale scrupolosamente legato alla redditività: le case non venivano tassate non per ‘riguardo’ nei confronti del proprietario in condizioni e periodi ricorrenti di fattiva povertà ma semplicemente perché improduttive, perché non costituenti un reddito rinnovabile.
La disposizione delle proprietà di Alessandro Passerana permette di osservare la conformazione delle colture rispetto al centro abitato e dall’osservazione emergono criteri di comodità e di assidua raggiungibilità dei terreni coltivati. A strettissimo contatto con la case si trova l’orto e la vigna, colture che necessitano di cure costanti e di continua vigilanza. Poi, concentricamente, dove possibile, i campi e i maceratoi che necessitano di essere seguiti ma non quotidianamente se non in tempo di raccolto o di utilizzo specifico. Infine, i prati, i boschi ed i castagneti che abbisognano di una gestione minima e di un controllo minore. Credo che questi principi abbiano giocato un ruolo importante nella strutturazione del paese e del paese rispetto al territorio.
Note
- Non si tratta di un documento notarile. Il pubblico ufficiale che redige l'atto è il geometra misuratore Stefano Benigno Bussetti di Sagliano, realizzatore del catasto e della mappa del territorio di Tollegno. Il documento in oggetto venne desunto dal lavoro generale su richiesta del privato.