Alessandro Craveia permuta terreni con Giovanni Comerro

Tipologia Documento
Data topica Biella
Data cronica
8 marzo 1830
Note
Nell'ufficio proprio del notaio Ignazio Dionisio, posto nella casa di Carlo Giuseppe Canova, alle "ore 7 di Francia prima di mezzogiorno".
[VUOTO]

Numerazione definitiva

Prefisso
Igor
Numero definitivo
40

Contenuto

Il documento in oggetto appare leggermente più complesso dei precedenti ed offre qualche spunto interessante. Innanzitutto, si tratta di una permuta, ovvero uno scambio di beni, che viene definita nel protocollo “…senza rifatta…”, cioè essendo di ugual valore i beni permutati non ci fu bisogno di movimenti paralleli di denaro per parificare lo scambio che nel complesso venne valutato intorno alle 400 £. La permuta riguarda tre pezze di terreno, tutte site in Tollegno e tutte poste in zone di sponda o adiacenti al torrente Cervo. Due sono permutate dal Comerro e sono campi di 28 tavole ciascuno: la prima è posta al “Brajale”, la seconda è posta alla “Chiave” e confina con l'acquisitore Alessandro Craveia per due lati. Il Craveia invece cede una porzione di un suo prato e campo posto al “Gabbio” (le prime due pezze erano nella zona bassa del paese mentre quest'ultima si trovava nei pressi dell'attuale cimitero) per tutta quella parte compresa tra la roggia “Galfa”, il Cervo, lo stesso Craveia al di là della roggia e il copermutante Comerro: di questa pezza non è indicata la superficie e non è detto che fosse equivalente alla somma delle due del Comerro.

È importante comunque sottolineare la caratteristica di parità della permuta, e nel testo del documento non emergono elementi che contraddicano detta caratteristica (sarebbe in ogni caso una omissione piuttosto grossolana), perché nell'apposto insinuatorio il Dionisio commette un errore: definisce il documento come una permuta con rifatta di lire 200. La svista si giustifica considerando che la nota venne apposta su di una copia scritta ben 2 anni e mezzo dopo il rogito e levata da un “fido” e non di pugno del notaio.

In quanto permuta i costi notarili e dell'insinuazione (dove compare la voce “…dritto fisco…”) vennero divisi esattamente a metà tra i contraenti che incredibilmente dichiararono di non conoscere il numero mappale dei terreni scambiati. Alessandro Craveia, che da parte sua acquisisce due campi, per quello alla “Chiave” si trova di fronte il solito problema dell'usufrutto: l'usufrutto gravava su sette delle 28 tavole della pezza, su cui esistevano due noci, che erano state legate in rendita vitalizia a Margherita vedova di Simone Ferro i cui figli Gio. Batta e Giovanni avevano venduto il terreno e le piante a Giovanni fu Carlo Comerro. Quest'ultimo a sua volta permuta terreno, noci ed usufrutto al Craveia che non può far altro che far valutare detto diritto usufruttuario, per liberarne le sette tavole, e la “goldita” dei due alberi. Il corrispettivo venne fissato in 4 lire annue che sarebbero state intascate dalla vedova Ferro.

Anche il Comerro da par suo entrò in possesso di un terreno del Craveia non privo di caratteristiche negative: essendo detto campo a prato confinante col torrente era soggetto a rischio di esondazione. Il pericolo doveva essere reale perché il Craveia volle inserire nello strumento una clausola liberatoria nella quale si evidenziavano le dimensioni del terreno tali e quali a quelle da lui acquisite in precedenza da Pietro Acquadro e da Antonio fu Giovanni Antonio Giordanetti e in cui, soprattutto, si scarica ogni dovere o responsabilità del permutante in caso di danni o di erosione apportati dal Cervo in piena. Sul verso, sotto la tabella dei costi del notaio, compare scritta due volte la nota del catastaro che certifica che detta permuta, con i suoi risvolti in termini immobiliari e catastali, venne registrata il 13 dicembre 1835, cioè fu eseguito lo “accolonnamento” indicato per quanto riguarda i beni di proprietà del Craveia.

Note

Ignazio Dionisio, qui all'ottavo strumento. La presente copia venne rilasciata il 10 agosto 1832, ben due anni e mezzo dopo il rogito.