Alessandro Craveia acquista un diritto d'acqua per un pozzo da Maria Comerro

Tipologia Documento
Data topica Biella
Data cronica
3 dicembre 1830
Note
Nell'ufficio proprio del notaio Ignazio Dionisio, posto nella casa di Carlo Giuseppe Canova, alle "ore 4 di Francia dopo mezzogiorno".
[VUOTO]

Numerazione definitiva

Prefisso
Igor
Numero definitivo
41

Contenuto

La cessione oggetto dello strumento riguardava la “ragione alle cedente competente di estrarre, e di servirsi della acqua del pozzo”. Il pozzo in questione si trovava nel cantone del Pozzo ma credo non sia quello che diede il nome alla zona: questo non era pubblico, anzi era di spettanza ad alcuni “particolari” e ubicato all'interno di un cortile al quale si accedeva tramite una “porta grande”. L'acqua del pozzo viene definita “viva”, ovvero era potabile e non "morta", putrida, e quindi non potabile.

Con le coerenze fornite dal notaio, senza numeri mappali, non è possibile identificare il punto preciso dove si trovava il pozzo anche se potrebbe essere plausibile tenere per buono il confine di Giovanni Ferro, che nel 1792 abitava nel Pozzo ai mappali 2188 e 89 (quindi un po’ a sud di piazza san Rocco, nell'agglomerato dell'attuale CRB). La strada vicinale potrebbe essere quella che immetteva alla corte separata dalla strada dalla porta di cui sopra. Detta ipotesi rimane comunque da verificare e non è detto che il pozzo in questione non fosse da tutt'altra parte.

La signora Maria fu Pietro Comerro, coniugata Gio. Batta Giachetti, deteneva il diritto d'acqua e il diritto di passaggio per accedere al pozzo ed entrambi cedette al Craveia che abitava poco distante. Che senso ha una cessione del genere: Alessandro aveva bisogno di acqua? Ne dubito: ce n'era di pubblica sicuramente e non era necessario pagare un diritto. Azione speculativa? Può darsi che i coniugi Giachetti stessero per trasferirsi e che il Craveia abbia fiutato un affare: l'accesso ad una fonte d'acqua potabile privilegiata poteva trasformarsi in moneta di scambio. In ogni caso la cifra spesa era modesta (il diritto d'acqua e quello di passaggio vennero stimati in lire 10 pagate di fronte al notaio) e credo che il motivo più ragionevole sia stato un prosaico "non si sa mai", pensiero frequente per un vero speculatore come doveva essere Alessandro Craveia.

Note

Ignazio Dionisio, qui al nono strumento. La presente copia venne rilasciata l'11 dicembre 1830, giorno dell'insinuazione.