Deconto delle spese per la ristrutturazione generale dell'oratorio di san Rocco
- 1845-1846
Numerazione definitiva
- Prefisso
- Igor
- Numero definitivo
- 49
Contenuto
Si tratta di un documento importantissimo. Citando l’intestazione autografa di Alessandro Craveia questo è il “Calcolo generale della spesa a cui rilevò la Costruzione del nuovo oratorio sotto il titolo de’ S.ti Carlo e Rocco eretto nel cantone del Pozzo Comune di Tollegno negli anni 1845 e 1846”. Va notato subito come il Craveia rese il nome del suo paese: “Tolege”. Reminiscenza infantile del periodo napoleonico, influenza dialettale o semplice svista?
Comunque questa è la testimonianza diretta, documentata da uno degli amministratori (forse il più autorevole tra questi, come lo fu per il ‘campanone’), della ricostruzione dell’oratorio di san Rocco. Lo stesso Alessandro annotò a fianco che la prima pietra fu posata nel 1845, il 1° luglio. Il fatto che si parli di “prima pietra” suggerisce che il rifacimento dovette essere radicale; da questo documento non si può evincere in quale stato si trovasse il piccolo edificio nel ’45 ma si può supporre che fosse piuttosto malconcio anche se non attribuirei la causa all’abbandono (troppo centrale) o alla colpevole incuria (troppo legato alla devozione popolare almeno del cantone del Pozzo), quanto forse alla semplice vetustà e alla reiterata impossibilità dei tollegnesi di porvi mano.
Le voci di spesa sono complessivamente 18 e dettagliano (riassunte):
- i lavori al rustico dei muri e la costruzione del tetto ad opera del capomastro Perona nel 1845 per 500, 3 lire
- i lavori di “civilizzazione”, cioè le finiture (intonaci, soglie, ecc…) del suddetto Perona nel 1846 per 178, 65 e 70,05 lire
- le spese di progettazione e direzione lavori del geometra Regis per 157 lire
- i complessivi 1988 “rubi” di calce (circa 19 tonnellate) per 644,5 lire
- le pietre a spacco, i cantoni e le lose del cornicione per 145 lire
- le “condotte”, cioè i trasporti del materiale per 100 lire
- i laterizi da due fornitori: il “fornassino” Buschino di Sagliano per 320 lire e il signor Pezzia per 163 lire. Il primo era senz’altro il titolare di una fornace mentre il secondo poteva essere un rivenditore perché nel suo caso dei mattoni si dice che furono “provisti”
- le offerte in “natura” cioè i materiali offerti (legname, mattoni, pietre ecc…). Non è chiaro perché il Craveia abbia inserito nelle spese le 236 lire del controvalore
- il legname “di diversa qualità” occorso, compresi i tagli e i lavori del “Mastro da Bosco”per 125,75 lire
- il signor Piazza definito “ferrajo” per 48 lire
- le giornate di un non meglio specificato “lavorante”, una specie di garzone di cantiere, un manovale reclutato magari tra i frazionisti, per 44 lire
- l’intelaiatura, “chiassile”, a mezza luna comprensiva dei vetri posta sopra l’ingresso. La struttura del telaio (“chiassile” è un francesismo, deriva da chassis, telaio) venne definita “stagna in ferro”, forse verniciata, e costò 90 lire
- il “gesso (stucco?) ferramenta delle finestre ed altri piccoli oggetti” per 30 lire
- gli ultimi mattoni e la poca calce “impiegata ultimamente” per 40 lire
Il tutto ammontò a lire 2922,25, una cifra piuttosto rilevante. Evidentemente Alessandro era un uomo ambizioso e capace di attirare l’attenzione e di catalizzare la disponibilità del prossimo. Direi che questo doveva far parte di un più consistente complesso di incartamenti relativi alla medesima questione e all’oratorio di san Rocco in genere, documenti di cui, in questo fondo non hanno lasciato traccia e dei quali non ne rimane neppure presso l’archivio parrocchiale. In realtà l’amministrazione di san Rocco era riportata nei registri della canonica ma ad oggi non sono emersi conti rilevanti come il sopra elencato, semplicemente le notazioni di gestione corrente che erano a carico della contabilità parrocchiale.