Mille libri, mille storie: la "biblioteca nella Biblioteca" [articolo di Danilo Craveia apparso su "Eco di Biella" del 7 gennaio 2019]
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- A Tollegno, mille libri, mille storie: la "biblioteca nella Biblioteca"
Dalla letteratura tedesca dell’Ottocento ai romanzi rosa del Ventennio
Quintino Sella, la SOMS, fascisti, comunisti e lettrici “ardite”
La Biblioteca Comunale di Tollegno ha anche un sito: www.bibliotollegno.archiui.it
Qualche giorno fa "La Stampa" ha pubblicato un articolo su Tollegno "paese che legge". Anche in altre comunità del Biellese si ama la lettura come nel villaggio “del Gatto”, ma già che siamo da quelle parti, vale la pena di rimanere in tema. All'interno della piccola, ma funzionale Biblioteca Comunale di Tollegno è conservata un'altra biblioteca. La si potrebbe chiamare, se non altro per rispetto dovuto all'età, "Biblioteca antica", ma non sarebbe corretto in senso biblioteconomico. In effetti, per convenzione, i libri antichi sono quelli editi prima del 1830 e in quella "biblioteca nella Biblioteca" di così datati ce ne sono pochi. Alcuni sì, ma non così numerosi da connotare tutta quella eterogenea collezione. E allora? Allora, visto che per lo più quei volumi sono "solo" vecchi, si tratta di una "Biblioteca vecchia". Non antica, vecchia. Il che fa diminuire, forse, il sussiego, ma accresce la simpatia. La "Biblioteca vecchia" di Tollegno è una collezione, come si è detto, eterogenea, spontanea, casuale e singolare. Messa insieme non tanto da una o più intenzioni, ma dalle circostanze dettate dalla Storia e dalle vicende degli uomini e delle donne che hanno avuto a che fare con quei libri. Nessuna azione di omogeneizzazione né di catalogazione sistematica, nessuna collocazione ragionata, nessun inventario generale. Insiemi più o meno consistenti e/o esemplari singoli semplicemente finiti l'uno accanto agli altri, in disordine, assimilati dall'unico criterio di selezione - l'aspetto liso, quell'aria dimessa che non attira - che li ha separati dagli altri, quelli moderni, quelli attuali, quelli che si leggono oggi. Quelli nuovi da una parte, in bell'ordine sugli scaffali. Quelli vecchi da un'altra, accatastati alla bell'e meglio, in attesa di una nuova pagina del loro destino. Ma sempre e comunque indipendenti l'uno dall'altro o a piccoli gruppi, non un unico corpus formato neppure dopo tanti anni di convivenza coatta sugli stessi ripiani. Sono rimasti così: brandelli di altre biblioteche, residui di altre librerie, apporti minimi e, a volte, unitari, risultati da remoti sgomberi di non identificabili comodini, davanzali, travi da camino, cantine e solai... Tracce delle esistenze di vecchi lettori tramandate dalle loro altrettanto vecchie letture. A ben vedere, nella "Biblioteca vecchia" tollegnese non ci sono solo libri di storie, ma anche storie di libri: a volte i romanzi sono i romanzi di se stessi, con vite avventurose come e più di quelle narrate nelle pagine che li compongono. Quei libri raccontano anche le origini della Biblioteca Comunale di Tollegno che li conserva e che in quest'ultimo anno si è presa di nuovo cura di loro, dopo decenni di oblio e dopo un paio di interventi di restauro limitato, però, ad alcune decine di volumi. Molti altri ne avrebbero bisogno, ma per il momento ci si deve accontentare di avere contezza di quei libri, della loro esistenza e della loro consistenza. Quei mille libri (tanti sono all’incirca), quelle mille storie pongono mille domande, ma forniscono solo poche risposte, almeno per ora. La prima domanda che si fa di solito: qual è il libro più “antico”? In questo caso il termine “antico” è corretto perché si tratta davvero di un libro antico e non solo vecchio. Le “Orazioni scelte di Marco Tullio Cicerone” stampato a Venezia da Antonio Curti nel 1799. L’opera - alla sua settima edizione - uscì in due volumi, ma c’è solo il secondo. L’autore di quello che era un libro scolastico, o poco più, si chiamava Alessandro Maria Bandiera (1699-1770). Seconda domanda: si trova su Ebay a 10 Euro, non vale la pena di rubarlo… I principali elementi costituenti la "Biblioteca vecchia", tenuto conto del fatto che è piuttosto difficile tracciare dei confini precisi tra le varie parti, dato che i mille libri di cui si parla sono stati più volte "mischiati" tra di loro, sono i seguenti. Il primo è la biblioteca della “Società di Mutuo Soccorso ed Istruzione tra gli Industriali, Operai e Contadini di Tollegno”, il sodalizio nato nel 1872. Sono in tutto 238 libri: tanti ne sono rimasti e non è possibile sapere se ce ne siano stati altri. Sono stati pubblicati tutti tra il 1867 e i primi mesi del 1883. La biblioteca della SOMS tollegnesi si potrebbe anche chiamare Fondo “Quintino Sella”, perché fu proprio il grande statista all’inizio del 1883 a donare quei volumi.
Tale miscellanea è composta essenzialmente da tre grandi blocchi editoriali. Il più numeroso è quello de "La biblioteca del popolo", collana edita dalla milanese Sonzogno, segue "La scienza del popolo", collana pubblicata ancora a Milano dalla Treves e, infine, la "Collezione de’ racconti" del canonico Cristoforo von Schmid (1768-1854) della Giocondo Messaggi sempre di Milano. Il secondo è uno strano miscuglio che si potrebbe definire “fascio-comunista", ossia un insieme di 244 pubblicazioni che facevano parte della dispersa biblioteca della "O.N.D. Aziendale Filatura di Tollegno", dello "Istituto Fascista di Cultura - Fascio di Combattimento di Tollegno" e del locale "Circolo Educativo Fascista" di Tollegno, ma anche del "Fronte della Gioventù per l'Indipendenza Nazionale", ossia del "Fronte della Gioventù di Tollegno", cioè i comunisti dell'immediato secondo Dopoguerra. In questa miscellanea sono confluite donazioni varie, “pezzi” di altre biblioteche private, lacerti di raccolte ecc. Gli estremi cronologici si estendono dal 1799 al 1963. In questo fondo è da evidenziare, tra le altre, la collana dei romanzi pubblicati a Firenze da Adriano Salani tra gli anni Venti e Cinquanta. Più che altro per le delicate illustrazioni e per i titoli esplicitamente dedicati a giovinette amanti delle letture romantiche e senza strapazzi, ma anche a lettrici un po’ più audaci. Il terzo è il Fondo "Bersano", composto da 108 volumi, molti dei quali in lingua straniera (per lo più tedesco e francese), appartenuti al medico chirurgo cavalier Quinto Carlo Bersano (che raggiunse anche il grado di tenente colonnello medico) e ai suoi avi. Alcuni dei libri di questa sezione sono piuttosto datati, alcuni anzi sono a tutti gli effetti antichi (questa è la parte più preziosa della “Biblioteca vecchia”), con edizioni dal 1817. Di questa sezione fa parte anche la pregevole edizione raccolta in cinque volumi dei “Correspondances, bulletins & ordres du jour de Napoléon” del 1910 ca. (a dire il vero mancava il terzo tomo, ma uno dei “bibliotechi” di Tollegno ha generosamente provveduto). In questo gruppo sono da segnalare, tra le altre, due collane in cui non ci si imbatte tutti i giorni. La prima, probabilmente solo molto parziale, è quella dei “Cabinets Bibliothek der Deutschen Classiker”, cioè la "Piccola biblioteca dei classici tedeschi", edita dall'Istituto Bibliografico Hildenburghausen, a Gotha e New York tra il 1827 e il 1832. La seconda è quella dei “Gartenlaube Kalender”, cioè dei "Calendari della pergola" (i classici almanacchi per i contadini professionisti e dilettanti) pubblicati a Lipsia da Ernst Keil tra Otto e Novecento. Il quarto è il Fondo "Tamaroglio", composto da 388 volumi e alcune riviste, il tutto per il periodo compreso tra il 1859 e il 1972. Anche in questo caso la definizione netta e precisa dei confini della sezione è piuttosto incerta. Molti libri recano il vecchio timbro della primeva “Biblioteca Civica di Tollegno”, ma anche ex libris precedenti che non sembrano essere attinenti con la famiglia Tamaroglio. Eppure per la maggior parte si devono ricondurre al ragionier Antonio Tamaroglio, ad Anna Maria Tamaroglio e ad altri loro parenti. Non ci sono collane da evidenziare, ma del Fondo “Tamaroglio” fanno parte anche alcuni numeri periodici fascisti: "La vita italiana" (nata nel 1913 come "La vita italiana all'estero"), "Esperienza Cooperativa" e, soprattutto, "Gerarchia" (diretta da Benito Mussolini). In ultimo il Fondo "Giachetti”, una raccolta di volumi e di pubblicazioni tecniche relativi alle lavorazioni tessili del periodo 1912-1946. È composto da 32 volumi, tra cui 6 campionari per prodotti chimici da tintoria. In tutto, la “Biblioteca vecchia” conta 1.083 volumi. Dopo aver fatto i conti, si può scoprire qualcosa in più su alcuni di quei libri e, soprattutto, sui loro "vecchi" lettori. Quelli dei volumi di Quintino Sella, ovvero il nuclo embrionale e più profondo del patrimonio librario tollegnese, erano, per lo più, gli alunni della scuola serale per adulti e ragazzi che la SOMS aveva organizzato per i suoi soci e i loro figli. Oltre a imparare a leggere e scrivere, si trattava di apprendere anche qualcosa del mondo e quella biblioteca appare tanto variegata proprio perché voleva incuriosire e informare un po' su tutto. Un libro, tra gli altri, attira l'attenzione. È dapprima il titolo a farsi notare: "Angeli e demoni", come il grande best seller di Dan Brown... Solo che questo libretto (tra l'altro mutilo) è stato stampato nel 1890... Ma c’è poi un altro segno degno di nota: la firma del suo proprietario, don Agostino Borrione, parroco di Tollegno di allora. Il fondo "fascio-comunista" reca le tracce della Storia sotto forma di timbri. A volte la Storia non è altro che una continua sovrapposizione. Su alcuni frontespizi si scorge concentrato un bel pezzo di Novecento (e non solo tollegnese): il Comunismo che eredita lo spirito della Società Operaia di Mutuo Soccorso e che subentra e si sovrappone al Fascismo. Lo stesso Comunismo che, per ragioni storico-politiche locali e non, fa sovrapporre il profilo della biblioteca di partito con la prima idea di biblioteca comunale. Siamo al cospetto di libri che sono passati di mano portandosi dietro diversi “mondi”, anche a Tollegno. Un volume come "Diario di un sepolto vivo" (del 1933, e in quello stesso anno è "firmato" da un tale Fabiano, milanese... Come ha fatto ad arrivare a Tollegno?) è esemplificativo: due ideologie che si fronteggiano e che si affastellano. Le vere radici della Biblioteca Comunale di Tollegno sono proprio lì: due iniziative culturali politiche che hanno superato il tempo e che sono arrivate fino a noi. Un romanzo nel romanzo... Ma il contingente più consistente di origine fascista, per modo di dire, è quello della Opera Nazionale Dopolavoro Aziendale della Filatura di Tollegno. Il conturbante “Sono tua!” (1934), proveniente dall'OND, è notevole perché autografato dall'autrice, Anna Jolanda Gianoli (romanziera e traduttrice che tutti conoscono, ovviamente...). Poi arriva il "Fronte". Per fortuna il "Fronte" non si è re-intestato tutti i volumi che si è trovato di fronte. Per esempio, ha risparmiato un vero cimelio. Non tanto il libro in sè, “Fra le dune” (prima edizione, 1907, piuttosto raro), ma proprio il timbro. Un timbro che attesta l’esistenza di un paese dimenticato, scomparso da più novant’anni, un paese che, tra l'altro, continua a cambiare nome... prima fu parte del Mandamento di Mosso, poi fu Valle Inferiore Mosso, poi Valle Mosso, adesso Val di Lana. E là viveva anche una “Biblioteca Cattolica Circolante” (cattolica! Un avamposto in territorio ostile…) che serviva i tanti operai che lavoravano nei lanifici lungo lo Strona. Prima di passare al Fondo “Bersano” è il caso di fare la conoscenza di alcune signore. Signore che hanno contribuito a rendere curiosa la “Biblioteca vecchia” con un cospicuo numero di volumi "segnati" da loro stesse prima di donarli o lasciarli in eredità... Ma a chi? Difficile dirlo: ai fascisti? ai comunisti? a tutti e due? Le signore sono una non meglio identificata Silvana, che verso Natale del 1937 scrisse una lunga e affettuosa dedica a un’amica su una copia de “La canzone vespertina” di Enrico de Cys (pseudonimo di Valentine Benoît d'Entrevaux), poi Silvia Bioglio, che amava le letture non troppo impegnate ma sensuali di Elinor Glyn, l'inventrice del romanzo rosa/erotico, e infine Mara. Mara Allara Perla. Tanti libri sono suoi, lettrice assidua. Mara amava i libri che portavano il suo nome e che passava dai versi di Ada Negri (“Il libro di Mara”) alla scrittura non certo leggera di Ulrico Arnaldi (“Mara era fatta così”) marito della futurista Edith von Haynau. Ma Mara non è l'unica Allara... C'è anche un "G. Allara" che è presente con un solo volume, un’edizione economica di "Carmen" di Mérimée acquistata Leopoldville, ossia Kinshasa, nel Congo. Anche nel Fondo “Bersano” ci sono storie curiose, come detto scritte anche in altre lingue, specialmente in quella di Goethe. Ecco, per l’appunto, un libro tedesco di esercizi per le scuole elementari del 1838. Di per sé, niente di che, ma tra le sue pagine si trova il ritratto di una sconosciuta fanciulla, una fotografia del 1870-1880... Un giovane volto misterioso. E chissà com’era il viso di Ermelinda Florio, una bambina dell’Ottocento che fu un’alunna diligente, tanto da ricevere un premio. Un libro, naturalmente (“Racconti alle mie piccole amiche” di Jean Nicolas Bouilly), che fa parte del Fondo “Tamaroglio”. Di argomento decisamente diverso le letture più confacenti al pensiero del ragionier Antonio Tamaroglio, almeno in un determinato periodo storico. A ottant’anni dall'entrata in vigore delle leggi razziali, tenere tra le mani “Il matrimonio e la razza. La nuova procedura matrimoniale alla luce del R.D.L. 17. 11. 1938, N. 1728. Manuale teorico-pratico ad uso degli uffici dello stato civile e dei parroci”, fa un certo effetto. Ma fa ancora più effetto scoprire chi ne sostenne la stampa: il Cappellificio Barbisio di Sagliano Micca. Ma non fu uno “schieramento” ideologico, solo la sponsorizzazione di un tomo tecnico-giuridico, opera del dottor Giovanni Clemente, della quale si fece un’unica edizione, a Biella nel 1939. Ognuno di quei mille e più libri merita considerazione. Basta scegliere a caso per scoprire voci ridotte al silenzio che, anche a decenni di distanza, sanno comunicare emozioni e volontà. Da un ripiano della "Biblioteca vecchia" si può estrarre un volume come “Eva marina” (1925) del romano Guido Milanesi (1875-1956). Sei racconti di donne fatali, vere e proprie sirene o streghe, di marinai fin troppo ligi al dovere per farsi tentare e di ricordi di un vecchio ufficiale di marina (l’autore), tra razzismo palese e ingenuità narrative di un romanziere fecondo (37 titoli all’attivo tra il 1900 e il 1942), ma forse non troppo dotato, eppure ai suoi tempi amatissimo. Quel volume, che adesso si trova a Tollegno, fu a Gondar (Etiopia) nel 1938 tra le mani di un non meglio identificato Remo Carrera. Che cosa ci faceva laggiù? Era un soldato, un viaggiatore o un colono dell’Africa Orientale Italiana? Ancora una volta la conferma di come spesso anche libri “dimenticati” e, a prima vista, poco attraenti per noi oggi, possono invece rivelarsi se non avvincenti, almeno interessanti. Soprattutto se letti non tanto come libri, ma come documenti storici, come testimonianze di epoche e di mentalità passate. Tutte occasioni che attendono lettori disposti a giocare e a mettersi in gioco al di là delle novità editoriali odierne. Potrebbe essere un buon proposito per l’Anno Nuovo. E allora auguri dalla Biblioteca Comunale di Tollegno!